Presentiamo in questo articolo uno dei casi di sovraindebitamento seguito e risolto dal nostro studio.
Un recente decreto del Tribunale di Piacenza apre la liquidazione del patrimonio di due coniugi che avevano accumulato circa 290.000 euro di debiti. In passato i due erano soci di una snc, fallita nel 1997; nonostante la chiusura del fallimento nel lontano 2003, alcune banche, l’Inps ed Equitalia hanno continuato negli anni successivi ad aggredire ripetutamente e pervicacemente l’unica cosa rimasta ai sovraindebitati: lo stipendio di lei e lo stipendio, e poi la pensione, di lui. I due debitori, infatti, dopo la dichiarazione di fallimento della società, pur avendo perso ogni cosa, persino i mobili di casa, si erano rimboccati le maniche e avevano entrambi trovato un lavoro dipendente, portando faticosamente avanti la propria vita e mantenendo due figli. Per pagare i debiti arretrati e sopravvivere sono stati costretti negli anni a contrarre qualche finanziamento, poca cosa comunque rispetto al grosso dei debiti, che per oltre l’85% risaliva al vecchio fallimento. A un certo punto, però, tra pignoramenti e cessioni del quinto i debitori si sono trovati con delle buste paga praticamente dimezzate, con il rischio di non riuscire a saldare nemmeno le bollette e l’affitto di casa.
Che fare in una situazione del genere? L’unica possibilità era la “liquidazione del patrimonio”, una delle 3 procedure prevista dalla legge 3/2012 sulla composizione della crisi da sovraindebitamento; con essa vengono messi a disposizione dei creditori tutti i beni e quella parte di reddito che non è necessaria al mantenimento della famiglia. Nel caso in questione si trattava di una macchina usata, qualche arredo e circa 600 euro al mese delle entrate familiari, il tutto per la durata di 4 anni.
Un liquidatore nominato dal tribunale distribuirà le somme ottenute, circa 29.000, ai creditori e decorso il periodo di 4 anni i sovraindebitati potranno ottenere l’ “esdebitazione”, ossia la cancellazione di tutti i debiti arretrati.
La liquidazione del patrimonio è dunque un modo concreto per uscire dalla morsa dei debiti in situazioni anche molto compromesse. Tale procedura potrà essere messa in atto solo se il debitore è disposto ad offrire tutto ciò che ha, escluso solo quanto necessario per il sostentamento della famiglia. È chiaro che questa soluzione risulta conveniente solo quando il patrimonio di una persona (immobili, auto, altro) è inferiore ai debiti complessivi, caso tutt’altro che raro.